Inquadramento geologico

Circa 50 milioni di anni fa, l’area di Bolca è stata interessata dalla deposizione di fanghiglie calcaree di mare basso e da un’attività vulcanica più o meno intensa. Nel settore occidentale e centrale dei Monti Lessini Veronesi l’attività vulcanica ha un’età paleocenica-eocenica mentre, ad oriente prosegue fino all’Oligocene. Infatti, la Valle d’Alpone è caratterizzata da grandi spessori di rocce vulcaniche rispetto a quelle di origine sedimentaria, generalmente rappresentate da calcari di età compresa tra il Cretaceo e l’Eocene.

Le ampie e copiose eruzioni vulcaniche avvenute in questa porzione orientale dei Monti Lessini Veronesi sono documentate dal prevalente affioramento di basalti e di prodotti vulcanoclastici. Le formazioni carbonatiche marine, unitamente alle rocce vulcaniche, sono state coinvolte in una serie di processi deformativi che spesso rendono molto difficile il riconoscimento e la ricostruzione della serie stratigrafica locale.

Alla fine del Cretaceo superiore i Monti Lessini orientali e, pertanto, tutto il territorio di Bolca, sono stati caratterizzati da una lacuna stratigrafica durata fino al Paleocene superiore quando si é formato il cosiddetto graben o semigraben dell’Alpone-Agno. Questa ampia depressione risulta delimitata ad Ovest dalla faglia di Castelvero che, insieme ad altre faglie sub-parallele, suddividono l’area in diverse zone, determinando un forte abbassamento di quella orientale. All’interno di questa depressione si sono depositati materiali vulcanici per uno spessore di circa 400 m e sono stati riconosciuti almeno sette cicli distinti dove l’attività vulcanica si alterna con locali episodi di sedimentazione marina (marne e calcari marnosi).

Successivamente, nell’Eocene inferiore e medio, all’interno del graben si sono depositati materiali di natura carbonatica, prevalentemente calcarenitici (Calcari Nummulitici). Durante uno di questi intervalli a sedimentazione esclusivamente carbonatica si depositarono le fanghiglie calcaree che costituiscono i famosi giacimenti fossiliferi della Pesciara e del Monte Postale. L’intensa attività vulcanica che ha caratterizzato l’area di Bolca durante l’Eocene medio-superiore ha profondamente deformato le rocce precedentemente depositate. E’ probabile che queste manifestazioni vulcaniche abbiano provocato una serie di estese frane sottomarine che hanno smembrato gli originari calcari fossiliferi nei “blocchi” che oggi rappresentano i rilievi collinari della Pesciara e del Monte Postale.

Il territorio circostante Bolca è caratterizzato dall’abbondanza e dall’estensione di rocce vulcaniche di vario tipo tra cui i basalti. All’interno di queste rocce si rinvengono numerosi minerali e, in particolare, bellissimi cristalli verdi di olivina.
L’intensa attività vulcanica è avvenuta prevalentemente in ambiente subacqueo. Solamente nelle ultime fasi l’attività vulcanica diventa subaerea, in seguito all’emersione dovuta all’abbondante produzione di lave ed altre rocce vulcaniche. Questo ambiente è documentato molto dettagliatamente in una descrizione di Stoppani del 1873, che così scrive: “... Què tufi basaltici alternano con ligniti non altro che torbe di antiche lagune, abitate da conchiglie d’acqua dolce, da tartarughe, da coccodrilli e cinte di basse terre ove si addensavano le foreste di palme, popolate da conchiglie terrestri ...“.

Inoltre, una particolare ricostruzione paleogeografica su scala regionale è descritta nel capitolo “Conclusioni” della Monografia di Ramiro Fagiani, del 1915, che riporta “...Le testimonianze più evidenti ci sono date dalle formazioni d’acqua dolce e terrestri di Bolca, Roncà, ecc. La linea di spiaggia si trovava parecchi chilometri lontana dalla regione di Bolca, verso Sud-Est e, dove nei periodi inferiore e medio dell’Eocene medio si stendeva il mare, la terra era emersa tutta a stagni popolati da coccodrilli ed ombreggiati da lussureggiante vegetazione di palmizi ed altre piante tropicali. E’ notevole che in questa stessa area che andava lentamente emergendo ed in quelle immediatamente circostanti, si manifestassero a più riprese i fenomeni eruttivi, che erano già cominciati al finire del Cretaceo e che produssero le formazioni basaltiche massicce e piroclastiche tanto sviluppate nella regione ...”.

Queste descrizioni storiche ben rispecchiano l’antico ambiente in cui si sono formati i maggiori edifici vulcanici subaerei della Valle d’Alpone. Il Monte Calvarina, insieme al Monte Crocetta e al Monte Duello, formavano, infatti, un maestoso complesso vulcanico attivo che emergeva dall’antico mare della Tetide di circa 40 milioni di anni fa. Nell’area di Bolca sono noti altri rilievi vulcanici (le cosiddette purghe di Bolca, Vegroni e Durlo), costituiti da rocce che si sono formate tra l’Eocene e l’Oligocene inferiore. In particolare, i basalti che costituiscono la cima del camino vulcanico della Purga di Bolca sono stati datati a circa 36 milioni di anni fa. Purga è un toponimo cimbro che deriva dal medio altotedesco burc “rocca-fortezza”, declinata kar Purge “alla fortezza-alla rocca".

Successivamente, durante l’Oligocene superiore e medio, riprendono le manifestazioni vulcaniche nell’area anche se risultano maggiormente documentate ad Est. Alla fine del Cenozoico (Pliocene), l’orogenesi alpina determina l’emersione completa del veronese con il sollevamento delle rocce fino a raggiungere e superare l’attuale quota. Contemporaneamente al sollevamento, l’intero territorio viene sottoposto all’azione degli agenti esogeni (acqua, vento, ghiaccio) che lo modelleranno fino ad assumere l’attuale aspetto.