La Pesciara
La grande quantità di pesci fossili (sicuramente oltre 100.000 reperti) rinvenuti nei livelli fossiliferi della Pesciara e del Monte Postale da sempre incuriosisce gli studiosi e i visitatori dei musei. Le domande più frequenti che ci si pone davanti ad un così gran numero di fossili sono: perchè sono morti? perché si sono conservati fino ad oggi? Molte sono state le risposte a questi interrogativi, ma nessuna di queste è ancora quella definitiva.
Il giacimento della Pesciara è costituito da un pacco di strati calcarei dello spessore di circa 19 metri e di limitata estensione (poche centinaia di m2). I fossili , rappresentati principalmente da pesci e piante, si rinvengono all’interno di cinque livelli sovrapposti, costituiti da calcari a grana finissima fittamente stratificati, intercalati a strati calcarei detritici entro cui si trovano unicamente resti d’invertebrati e, soprattutto, gusci di bivalvi e gasteropodi. L’alternarsi di calcari a grana finissima, suddivisi in numerosissime lamine, con calcari detritici grossolani testimonia un alternarsi ciclico di diverse situazioni ambientali.
Infatti, si osserva una successione nel tempo di condizioni ambientali caratterizzate da acque calme simili a quelle di un golfo molto riparato, in cui si deposero i sedimenti a granulometria fine, con condizioni tipiche di un intenso moto ondoso. Quest’ultima situazione è evidenziata dalla presenza di detriti grossolani.
La ricostruzione dell’antico ambiente di vita dei pesci di Bolca non è semplice così come lasciano supporre la grande varietà e le forme dei pesci. Alcuni sono simili a quelli che attualmente vivono in ambiente di barriera corallina, altri sono caratteristici dei bassi fondali sabbiosi con praterie di piante marine, simili a quelli delle coste meridionali del Mediterraneo.
Le teorie più famose hanno cercato di giustificare l’abbondanza di pesci all’interno degli stati laminati della Pesciara ipotizzando eventi “catastrofici” che si sono ripetuti nel tempo. Una delle prime teorie ha invocato l’esistenza di attività vulcanica (esalazioni di gas, eruzioni, ecc.) per giustificare la mortalità degli organismi marini. In realtà, all’interno delle numerosissime lamine a pesci non vi è traccia di ceneri o altri prodotti vulcanici.
Un’altra importante teoria ha ipotizzato, analogamente a quanto avviene tutt’oggi nelle tranquille baie e lagune dei mari tropicali, che anche a Bolca devono essersi verificati quei periodici avvelenamenti naturali delle acque, noti come “red water” (acque rosse), con ciclo annuale o stagionale ma anche di pochi giorni, causati da un improvviso sviluppo di organismi planctonici. Questo fenomeno determinava la morte di tutti o gran parte degli organismi presenti nell’area, principalmente per sottrazione di ossigeno dalle acque. La presenza poi, di deboli correnti permetteva il trasporto degli organismi morti verso fondali con acque povere d’ossigeno dove potevano essere ricoperti dalle sottili fanghiglie calcaree senza essere predati da quegli animali che generalmente vivono sui fondali nutrendosi di cadaveri. A questo punto iniziavano tutti quei processi che trasformano un sedimento in roccia, e di fossilizzazione, che hanno permesso la loro conservazione fino ai nostri giorni. Successivamente, ritornavano condizioni di normale ossigenazione che permettevano il ripopolamento delle acque.
Nonostante il gran numero di pesci rinvenuti in Pesciara, non si può parlare di mortalità di massa, come alcuni studiosi affermano. Infatti, nei giacimenti in cui si è riscontrata questa successione di eventi catastrofici, che regolarmente causano la morte di tutti gli organismi presenti in un dato ambiente, i pesci ricoprono completamente la superficie di una lamina, con centinaia di pesci uno vicino all’altro. In Pesciara, invece, gli oltre 100.000 pesci rinvenuti, considerando il gran numero di lamine presenti e la loro estensione, evidenziano la presenza di un pesce ogni circa 10 m2 di lamina.
Tale valore è caratteristico, invece, di un ambiente con una associazione faunistica molto ricca, caratterizzata da una normale mortalità, in cui le buone condizioni di fossilizzazione si sono mantenute nel tempo. Una volta morti, i pesci devono aver raggiunto il fondale in maniera graduale e in tempi molto brevi poiché la gran parte di essi si sono conservati con le varie parti scheletriche in connessione anatomica. Solo in alcuni casi sono stati rinvenuti esemplari conficcati anche per alcuni centimetri all’interno delle lamine del fondale a testimoniare che i sedimenti erano “molli”. Inoltre, sul fondale marino non dovevano vivere animali “spazzini” che avrebbero potuto cibarsi delle carogne. Questo fatto è spiegabile ipotizzando la presenza di acque povere o prive di ossigeno, con salinità molto elevata o con una rapida sedimentazione delle fanghiglie calcaree che seppellivano i pesci proteggendoli dall’ambiente esterno. Non sappiamo ancora cosa sia realmente successo in Pesciara 50 milioni di anni fa. Speriamo che gli scavi in corso possano chiarire questa stimolante curiosità.
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